Il Diritto Di Uccidere
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Tra i due nasce una travolgente storia d'amore, ma il capitano Lochner tormenta la donna mettendola al corrente dei precedenti penali del suo amante ed in guardia dal temperamento impulsivo e violento di Dix, secondo lui in grado di uccidere.
La situazione precipita quando Dix, furioso perché si rende conto di essere ancora sospettato dell'omicidio della guardarobiera, in una pazza corsa con l'auto ha un violento alterco con un altro automobilista che prende a pugni e cerca di uccidere con un sasso.
Il diritto di uccidere è un film del 2015 diretto da Gavin Hood. Il colonnello dell'esercito inglese Katherine Powell (Helen Mirren) viene incaricata di dirigere una delicata operazione internazionale, supervisionata dal generale Frank Benson (Alan Rickman), per eliminare un gruppo di terroristi dell' Al-Shabaab, nascosti in Kenya. La missione prevede che Powell utilizzi un comando da remoto per sganciare alcuni potenti missili nel covo dei terrorisiti. Sul luogo vi sono degli agenti sotto copertura che monitorano la situazione, affinché il lancio dei missili non causi la morte di civili innocenti. Il luogotenente Steve Watts (Aaron Paul), invece, è incaricato di azionare i comandi. Quando tutto sembra essere pronto per la conclusione della missione, una bambina con l'hula hoop si avvicina pericolosamente all'obbiettivo e Powell si troverà ad affrontare un gravoso dilemma morale.
Questa la situazione ipotetica messa in scena nel film: un'operazione militare in Kenia, sotto il comando del colonnello inglese Helen Powell - in costante contatto con una war room londinese in cui oltre a esponenti del governo siede il generale Frank Benson - segue a Nairobi le mosse di alcuni capi del gruppo terrorista somalo Al- Shabab, con l'obiettivo di catturarli. Le cose cambiano però quando, con l'aiuto dei MAV (Micro Aerial Vehicles, piccoli droni camuffati da animali sviluppati proprio dall'esercito britannico anche se non ancora perfezionati come nel film), riescono ad "entrare" nella casa in cui si trovano i terroristi e a capire cosa sta per accadere. La missione si trasforma: per impedire una possibile strage da parte degli aspiranti martiri, bisogna adesso uccidere tutti gli occupanti della casa, che si trova nei pressi di un mercato locale.
Mentre il commissario Cataldis è in vacanza l'ispettrice Carlotta Russo deve indagare sull'omicidio di un ingegnere, Giancarlo Schiavone, ucciso da un colpo di pistola al cuore, di sera, nella sua auto parcheggiata in una via del quartiere San Giovanni. Nessun testimone, nessun indizio, è uno di quei casi in cui occorre scavare nella vita della vittima alla ricerca di un possibile movente, un lavoro lungo e difficile che non porta a nulla finché, dopo qualche giorno, si scopre che l'arma del delitto era già stata usata, tre anni prima, per uccidere una donna, Arianna Carboni, ma in quel caso era stato individuato e processato il colpevole, il marito. Che nesso c'è fra le due vittime? Come è possibile che due assassini distinti abbiano usato la stessa arma in tempi diversi?
La guerra combattuta nei cieli. A distanza, come in un videogame di ultima generazione dove basta premere un 'bottone' del joystick per raggiungere obbiettivi o uccidere esseri umani in carne e ossa. Eseguita sui monitor da lontano, a centinaia di chilometri, nei più reconditi luoghi del conflitto umano e secondo un semplicissimo quanto complesso calcolo delle probabilità. Perché quando l'attacco del drone teleguidato sta per compiersi, non c'è scelta che liberi da fardelli né decisione che non provochi tragici esiti.
Thriller da camera ma al tempo stesso political-movie tra punti di vista contrapposti, quello de Il diritto di uccidere è cinema intelligente e dal piglio verista. Senza mai negarsi all'apertura di un dibattito etico, mantenendo ritmo e credibilità sul problematico fronte che attanaglia i protagonisti così come lo spettatore: quanto può valere una vita umana? Gavin Hood non fa prediche, né deraglia da una resa narrativa sempre più ambigua e titubante, piuttosto riconfigura ogni domanda in una forma cinematografica angosciante e viscerale, pronta a sfidare qualsiasi propaganda (della war-room londinese) sulle nozioni di bene e male. Il regista di Ender's Game riesce proprio lì dove Andrew Niccol aveva fallito con il bistrattato Good Kill; se quest'ultimo sminuiva tutta la sua portata nella logica dei pro e dei contro di una crisi esistenziale all'epoca del digitale, il primo agisce invece per una meticolosa ricostruzione dei fatti che diviene massima espressione di uno scontro gerarchico fra responsabilità e coscienza personale. Assieme ad un cast d'alto rango e dentro uno scenario asimmetrico e di difficile definizione, che solo qualche anno fa sarebbe stato delegato alla mera fantascienza.
Con la direzione della fotografia di Haris Zambarloukos, le scenografie di Johnny Breedt, i costumi di Ruy Filipe e le musiche di Paul Hepker e Mark Kilian, Il diritto di uccidere è un thriller che racconta i retroscena della guerra contemporanea, come spiegano le parole dello stesso regista: «Il diritto di uccidere è un thriller contemporaneo ambientato nell'oscuro mondo delle guerre combattute a distanza per mezzo dei droni. La storia ruota intorno a una ufficiale dei servizi segreti militari, il colonnello Katherine Powell (Helen Mirren), che vive a Surrey (in Inghilterra) e opera da un bunker sotterraneo di Northwood, da dove monitora i sospetti terroristi più ricercati del mondo. Quando la incontriamo per la prima volta, comanda a distanza un'operazione top secret per la cattura di un gruppo di terroristi d'alto livello in una safe house di Nairobi, in Kenya. La sua missione richiede il dispiegamento di forze speciali sul campo e la sorveglianza aerea a distanza da parte di un giovane pilota americano di droni di nome Steve Watts (Aaron Paul), che lavora dalla base aeronautica di Creech, a Las Vegas.
Terzo appuntamento della rassegna IL CULTO DI BOGART con la proiezione, lunedì 18 marzo 2013, alle ore 15.30, nella sala eventi della Bibliomediateca, del film Il diritto di uccidere di Nicholas Ray. Introduce: Attilio Palmieri.
Il diritto di uccidere è un'opera dalla grande suspense e dall'altissima tensione psicologica, per nulla consolatoria e dove la sconfitta è l'unica lezione da imparare. Ad essere messo alla berlina è il mondo di Hollywood, di cui il personaggio di Bogart, con la sua ambiguità, con le sue ossessioni e la sua instabilità, rappresenta la sintesi. Il film non ottenne tanto successo di pubblico ma ricevette numerosissimi apprezzamenti dalla critica, sia da quella ad esso coeva, sia da quella successiva, in particolare europea.
Durante il capodanno del 1964, al commissariato di Siracusa, l'agente Camurro riceve una telefonata inquietante: è la signorina Russo che dichiara di aver visto tre uomini uccidere Antonio Passanisi, proprietario del ristorante "La spada blu". Arrivato sul posto, il commissario Paolo Portanova si trova al cospetto di una scena del crimine del tutto inedita. Il cadavere di Passanisi è scomparso e con lui anche la più piccola traccia del colpevole. Una porta chiusa a chiave, nel retrobottega, farà da perno alla vicenda e sarà causa di guai neri.
Il diritto di uccidere è un film del 2015 diretto da Gavin Hood. La pellicola, drammatica e thriller, andrà in onda questa sera, in prima serata, su Rai 3 e vede tra i protagonisti attori come Helen Mirren, Aaron Paul, Alan Rickman e Iain Glen.
Protagonista del film Il diritto di uccidere è il Colonello Powell, che guida una spedizione militare antiterroristica in Kenya. Qui, a capo del gruppo di fondamentalisti islamici di Al Shaabab vi è una donna, cittadina inglese convertitasi non molto tempo prima.
Nel film Il diritto di uccidere, Hood mostra con estrema durezza tutti gli orrori di una guerra a suo dire ingiusta, basata sulla violenza e giustificata con il credo religioso.
Ci sono casi in cui il veganesimo è molto più limitante di una religione: Casamitjana stesso si rifiuta di guidare la macchina e usare mezzi pubblici per evitare di uccidere casualmente gli animali, insetti compresi (questa la differenza tra il veganesimo alimentare e quello etico, che si estende invece a ogni scelta di vita, senza limitarsi alla cucina). Poco male se il tuo lavoro prevede di stare seduto al computer, ma cosa succederebbe se si dovesse tutelare il diritto di un addetto alle consegne di non uccidere casualmente insetti utilizzando un mezzo a motore?
La passione di uccidere è una brutta patologia e soddisfare tale patologia sarebbe come soddisfare il desiderio di un serial killer di uccidere. Inoltre lei dimentica che gli animali hanno il diritto di vivere ed essere lasciati liberi e in pace. Uccidere esseri indifesi è una barbarie inaccettabile, qualunque sia il motivo per cui si pensa di avere il diritto di farlo. Una società evoluta e che si rifà a principi non violenti, come la nostra, non può accettare che siano legittimate pratiche violenti e crudeli come questa, per nessun motivo.
La passione di uccidere è una brutta patologia e soddisfare tale patologia sarebbe come soddisfare il desiderio di un serial killer di uccidere. Inoltre lei dimentica che gli animali hanno il diritto di vivere ed essere lasciati liberi e in pace. Uccidere esseri indifesi è una barbarie inaccettabile, qualunque sia il motivo per cui si pensa di avere il diritto di farlo. Una società evoluta e che si rifà a principi non violenti, come la nostra, non può accettare che siano legittimate pratiche violenti e crudeli come questa, per nessun motivo.----------- 781b155fdc